La prima volta che ho letto questo romanzo è stata per un esame di letteratura inglese all’università.
Ricordo che già dall’incipit mi ero resa conto che mi sarebbe piaciuto e che non avrei mai più dimenticato quelle prime parole lette:
“È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo da quel momento legittimo appannaggio dell’una o dell’altra delle loro figlie.”
Si preannunciava una storia d’amore, appassionante, tra balli e corteggiamenti tipici dell’epoca, quando ancora si chiedeva la mano della futura moglie al padre.
In parte è così, ma un’attenta lettura rivela molto di più delle vicende amorose dei personaggi.
Orgoglio e Pregiudizio si apre con il racconto dell’arrivo di Mr Bingley, un facoltoso giovanotto del Nord Inghilterra nella prestigiosa residenza di Netherfield Park, la cui presenza aveva subito rallegrato l’umore di Mrs Bennet, pronta ad accasare una delle sue cinque figlie.
Ebbene, un matrimonio ci sarà, anzi, più di uno, per la gioia della signora Bennet e dei suoi “poveri nervi”.
Rispetto alla prima lettura, però, della quale ricordo l’ardore dei sentimenti di Mr Darcy per Elizabeth, la seconda delle cinque sorelle; della distanza che avevano creato tra di loro per colpa dei reciproci sentimenti di orgoglio, e dei pregiudizi che l’una aveva nei confronti dell’altro; questa volta il finale è passato in secondo piano rispetto a tutto il resto. Non tanto per la conclusione delle vicende che, comunque vedranno uniti i due protagonisti, ma per il modo in cui si è arrivati in fretta alla conclusione, quasi a voler sottolineare che non è il lieto fine della storia d’amore il vero fulcro del romanzo.
Ma, allora, cosa voleva comunicare l’autrice con questa opera?
Una critica ironica della società del suo tempo, dove le madri erano sempre impegnate a trovare marito alle proprie figlie perché un buon matrimonio era l’unico obiettivo della vita di una donna.
È da qui che proviene il detto “Auguri e figli maschi!” che si è soliti fare a una coppia di sposi!
Le descrizioni delle scene sono sempre molto minuziose e accurate, ti trasportano nei giardini, nelle serate danzanti e nelle dimore di lusso in cui si intrecciano le vite dei personaggi, tutti molto caratterizzati e diversi: Jane, la maggiore delle sorelle, è pacata e paziente, al contrario di Elizabeth, più orgogliosa e risoluta, pronta a dire sempre la sua. Lydia e Kitty, invece, rappresentano le classiche “civettuole” in cerca di un giovanotto affascinante, attratte più che altro dall’idea di un bel matrimonio; mentre Mary è la più studiosa e (forse per questo motivo) la meno citata all’interno di tutto il romanzo. Ricordiamoci che, all’epoca, le donne dovevano essere sì istruite, ma non così tanto da avere grilli per la testa!
E che dire di Mr Bennet, il padre di famiglia, l’ironia e il sarcasmo in persona. Lui, insieme a Elizabeth sono i personaggi che ho amato di più.
In quest’ultima credo ci sia tanto dell’autrice, una figura che incarna la donna moderna, orgogliosa, indipendente, ma ancora troppo condizionata dalle convenzioni sociali.